Di Tania Sabatino 1
“Ti prendi cura di me?”.
Questa è la domanda implicita che due partner, coinvolti in un rapporto nascente o consolidato, si fanno ogni giorno.
Infatti, c’è questa richiesta dietro ogni bisogno espresso o latente, insita in ogni gesto, acquattata dietro ogni sorriso o lacrima. C’è sempre, persino quando si tratti di un rapporto occasionale. C’è una richiesta di accettazione, c’è la potenza dirompente del bisogno di appartenenza, che reclama il suo legittimo soddisfacimento.
«Prendersi cura del partner – spiega Emanuele Giuseppe Adiletta, terapista sessuale in continua formazione – vuol dire donare non solo amore e/o sesso, ma anche senso di sicurezza e sostegno morale. Tutte “sensazioni” che un semplice rapporto sessuale non sempre è in grado di far vivere, ma che il potere di una coccola e di un abbraccio può facilmente esprimere…»
Secondo quanto ribadisce l’esperto, l’abbraccio è un modo per ritrovarsi mantenendo alti i livelli d’intimità: un’espressione semplice in cui la coppia può rinnovare e rinsaldare la sintonia, la complicità e l’unione.
Un abbraccio, dunque, risplende di bellezza ed ha un sapore ed un profumo che sanno di buono: è casa.
Secondo le acquisizioni più recenti delle neuroscienze, il cervello, purtroppo, non è in grado di distinguere tra un pericolo, che attenti alla vita, vero o presunto, ed a modulare l’intensità della risposta.
La percezione di un pericolo imminente o in agguato, dunque, lo fa allertare e la reazione è la produzione di cortisolo, definito come l’ormone dello stress, concepito, inizialmente come uno strumento cui ricorrere in casi estremi, in quanto “salvavita”, tale da consentire al corpo di affrontare un grosso sforzo a costo di sottrarre sostanze nutritive all’organismo, che, utilizzate diversamente, sarebbero utili a migliorarne il funzionamento. L’obiettivo primario, infatti, costi quel che costi, per il cervello diviene garantire la sopravvivenza dell’organismo.
Il problema è che noi siamo tendenzialmente sempre sottoposti a condizioni esistenziali stressanti, con una conseguente produzione eccessiva di cortisolo, e la fase di rilassamento, ammoniscono gli esperti, rischia di non sopraggiungere mai.
Gli abbracci si oppongono a questo stillicidio, migliorando le difese immunitarie, favorendo il rilascio di ossitocina nel nostro organismo, tale da generare un benessere globale ed attivare il nostro sistema parasimpatico, consentendoci di rilassarci, come ribadisce l’esperto in scienze e tecniche psicologiche, attualmente impegnato nel promuovere e normare in Campania la figura del Sex Worker, in collaborazione con il centro di Ricerca e Formazione in Medicina e Psicologia.
Secondo gli esperti, se i bambini in un abbraccio trovano un ambiente sicuro, che si oppone alle minacce, le stesse che si nascondono insidiose nel buio, per gli adulti quella stretta avvolgente rappresenta un legittimo luogo di rassicurazione, che rafforza l’autostima e costituisce un antidoto allo stress quotidiano.
«È, inoltre, importante – evidenzia Adiletta – parlare di quelle persone per cui il sesso diviene l’unico modo per riuscire a ricevere un abbraccio, per sentirsi protetti. È opportuno ricordare, in tal senso che, al netto della componente sessuale, nell’abbraccio rimane la sensazione di sentirsi più collegati all’altro, a proprio agio, avvolti in un’atmosfera piacevolmente “nutriente”»
Inoltre, secondo quanto ribadisce il terapista sessuale, manifestare il proprio affetto con i gesti è un modo per consolidare la relazione e favorire l’empatia e funziona da rinforzo emotivo attraverso il tocco, con un effetto positivo, tra i vari benefici registrati, sulla regolazione della pressione sanguigna.
Un capitolo a parte è costituito dalle fantasie erotiche. Non esistono, infatti, fantasie “proibite” o da censurare: esiste ciò che piace alla persona. Quindi ciò che eccita e ciò che può eccitare la coppia, secondo quanto spiega Adiletta. Classificare, ad esempio, come evidenzia l’esperto, una fantasia come hard equivale, in qualche modo, a censurarla sul nascere, etichettandola come inaccettabile e non adeguata ed opportuna, quantomeno a livello sociale.
“Spesso – spiega Adiletta – si classifica una fantasia in base a come viene vista e percepita dalla società, ma la fantasia è una cosa personale. Se non fa male a nessuno non c’è bisogno di temerla in quando inaccettabile. La sessualità è un contenitore immenso: è un modo per scoprirsi e per scoprire il partner, per crescere sessualmente insieme. Se per timore non si parla di una propria fantasia che riguarda la coppia, questa prima o poi uscirà comunque fuori, perché il proprio modo di esprimere e vivere la sessualità non può essere represso”.
Il consiglio dell’esperto, dunque, è quello di condividere, all’interno della coppia le proprie fantasie. Solo così potrebbe accadere di passare dal piano dell’immaginazione a quello della realtà, scoprendo, magari, che la propria fantasia erotica risulta eccitante anche per il partner.
La sessualità è un processo dinamico tra l’Eros, cioè pulsione e desiderio erotico e romanticismo, quindi un aura morbida e protettiva, secondo quando sottolinea l’esperto in scienza e tecniche psicologiche. Entrambe le facce di questa medaglia hanno l’obiettivo di soddisfare il medesimo bisogno: quello del benessere psicofisico di entrambi i partner.
1 Articolo del 2 luglio 2020 redatto in collaborazione con Emanuele Giuseppe Adiletta, terapista sessuale in continua formazione, esperto in scienze e tecniche psicologiche, attualmente impegnato nel promuovere e normare in Campania la figura del Sex Worker, in collaborazione con il centro di Ricerca e Formazione in Medicina e Psicologia.
Nella pagina sono utilizzate le seguenti immagini:
- Foto di wal_172619 da Pixabay
- Dipinto di Peter Wever ~ Embrace (abbraccio)